
Capitolo 2: Dissoluzione e Risoluzione
Ci sono momenti, nella vita di ciascuno, in cui tutto ciò che conoscevamo inizia a cambiare forma. Accade all’improvviso, come una fessura nel terreno sotto i nostri piedi, o in modo lento, impercettibile, come l’acqua che scava la roccia. Ed è lì che entriamo in contatto con la tensione profonda tra dissoluzione e risoluzione. Due forze apparentemente opposte, ma inseparabili, che definiscono i passaggi più autentici della nostra esistenza.
La dissoluzione non è solo un concetto astratto. È il momento in cui un amore finisce, in cui perdiamo un lavoro che ci definiva, in cui una malattia cambia il modo in cui abitiamo il corpo. È lo sguardo che non riconosciamo più allo specchio. È lo smarrimento nei silenzi di chi pensavamo ci sarebbe stato per sempre.
Ma proprio da questi frammenti nasce la possibilità di una risoluzione: non come rimedio, ma come rinascita. Una nuova forma di senso che si costruisce con pazienza, ascolto, e una nuova vulnerabilità.
La natura ci racconta da sempre questa storia. Le foglie cadono, si disfano sotto la pioggia, diventano humus. E da quella decomposizione, invisibile agli occhi, nasce la primavera. Ogni perdita è una semina. Ogni fine è anche inizio, ma solo se abbiamo il coraggio di attraversare il vuoto.
Alchimia
Nelle nostre vite, questa trasformazione non è mai neutra. È emotiva, incarnata. Chiunque abbia vissuto un lutto, un fallimento, un cambiamento radicale, conosce quel senso di essere stati svuotati. Ma è proprio in quel vuoto che si compie il lavoro alchemico: il processo misterioso e prezioso con cui ciò che siamo stati si rimescola con ciò che potremmo essere.
L’alchimia, un tempo arte segreta, è oggi il nostro percorso più umano. Trasformare la fatica in coscienza. Il dolore in direzione. L’instabilità in scelta.
E per farlo, dobbiamo imparare a lasciar andare. Le convinzioni che non ci servono più. Le maschere. I ruoli. Persino i nostri nomi, quando ci diventano stretti. La dissoluzione diventa allora un atto d’amore verso la nostra evoluzione.
Transizione
Ogni transizione è una soglia. La prima fase è spesso confusa, dolorosa. Ci sentiamo come in una casa che conoscevamo bene, ma che ora è vuota, o diversa. Un’amicizia che si spezza. Un’identità che si incrina. Un futuro che non si realizza.
Eppure è in questo disorientamento che si apre lo spazio della possibilità. Un vuoto fertile, dove niente è più certo, ma tutto può nascere.
Questo spazio non va riempito subito. Non serve decidere in fretta, ricostruire tutto di corsa. Serve restare. Ascoltare. Permettere a ciò che è nuovo di farsi strada piano, come un germoglio che non va strappato dalla terra troppo presto.
Poi, lentamente, emerge la risoluzione. Una nuova forma di vita che non è la copia della precedente, ma un’espressione più autentica, radicata in ciò che abbiamo davvero imparato. La risoluzione è il momento in cui iniziamo a camminare di nuovo, ma con una direzione più nostra, più libera.
Equilibrio
Mantenere l’equilibrio tra dissoluzione e risoluzione richiede presenza. Saper stare nel mezzo. Non affrettare il processo, ma nemmeno restare imprigionati nella nostalgia. C’è una tentazione costante di tornare indietro, verso ciò che conoscevamo. O di correre avanti, verso una soluzione qualsiasi. Ma è nel rimanere in ascolto che accade la vera trasformazione.
Trovare equilibrio significa dare voce alla nostra esperienza più intima, riconoscere che le rotture personali sono specchio delle fratture del mondo. E che in entrambi i casi, ogni crollo è anche un’opportunità per costruire qualcosa di più vero.
Dissoluzione e Risoluzione non sono solo fasi.
Sono un invito a percorrere la vita con più presenza, ad attraversare le soglie senza paura, a riconoscere nella fragilità non un limite, ma un accesso al nostro nucleo più profondo. In questa danza sottile tra ciò che finisce e ciò che nasce, ogni esistenza cerca la propria forma, il proprio suono, il proprio respiro.
Come nel caleidoscopio, dove ogni frammento — spezzato, irregolare, disperso — trova armonia solo nella rotazione continua.
E alla fine, nel bianco, non c’è assenza, ma unione: l’incontro di tutti i colori, la loro coesistenza silenziosa.
È lì che la dissoluzione si ricompone nella luce.
È lì che la risoluzione non appare come risposta, ma come presenza piena. Un luogo in cui finalmente, senza più resistere, possiamo semplicemente essere.
Graziana Grassini, Davide Zoppi e Giuseppe Luciano Aieta

Capitolo 1: Stratificazione
L’annata 2023 è stata concepita come un viaggio attraverso nuovi codici. Per questo il prodotto presenta una narrazione unica, che si sviluppa all’interno dello spazio, proponendo visioni ed esplorando questioni diverse tra loro, a partire dai monocromi. Il colore inteso come materia. Il colore come idea. Il colore come viaggio. Il colore come sogno. Rosa. Azzurro. Giallo. Rosso. Verde. Turchese. A partire da essi, si è lavorato per raffigurarli come superfici cangianti, preziose e magiche, traslate nel contesto moderno, utilizzando un preciso lavoro di dedita e ardita tessitura. Il metodo e la scienza per raggiungere la forma, per esaltare il sogno. Il lavoro che è stato effettuato sulla materia è stato l’amplificazione della stratificazione. Questa nuova intuizione è raffigurata dall’esaltazione dei sensi. Si è lavorato sugli opposti e sugli estremi per esaltarne il risultato finale, per trovare un equilibrio di diverse visioni, tutte concentriche, volte al raggiungimento della perfetta percezione sensoriale. Questa visione, sinonimo di eleganza moderna e di leggerezza classica, è controbilanciata da una fitta e ricca trama materica, come gli elementi geometrici complementari e perfetti dell’arte modernista. Il preciso lavoro si è concentrato su un ricco e variegato repertorio, organizzando in maniera determinata percezioni ed emozioni che portano con coraggio, precisione e determinazione a sensazioni e sapori netti, distinti, precisi, che si mescolano tra di loro in un ricco percorso di memoria. Ed è proprio la memoria che si vuole stimolare. La memoria delle emozioni e del viaggio. Abbiamo lavorato sommando elementi apparentemente diversi, a volte forse anche frivoli, legandoli scientificamente tra di loro per generare una nuova idea, precisa e determinata. I particolari didattici si relazionano con un monocromo preciso, il cui colore richiama un elemento del momento vissuto. Ed è lì davanti all’essenza del prodotto che cerchiamo di orientarci, da soli, senza ausilii. Questo approccio ci fa meditare, ci richiama alla memoria precise idee. Ci fa riflettere sul mondo e sui modelli contemporanei per proporre nuovi immaginari collettivi di natura e bellezza. Misura. Percezione. Immaginazione. Proprio nel momento dell’analisi, si aprono scorci improvvisi attraverso la stratificazione sensoriale. Il ripetersi persistente degli elementi si armonizza in maniera inaspettata. Inebria. Ripercorre istanti di vissuto. Racconta il viaggio e l’adesso. Memoria. Sensi. Immaginazione. Scienza. Viaggio.
Graziana Grassini, Davide Zoppi, Giuseppe Luciano Aieta