Valorizzare un luogo a partire dal rispetto per la terra e per chi la abita, con uno sguardo al passato e uno al futuro. La filosofia di Cà du Ferrà sta tutta qui, nella volontà di preservare un paesaggio unico, a cominciare dai terreni incolti, mantenendolo intatto per custodirne la bellezza. E facendo tesoro della cultura contadina, senza rinunciare agli strumenti moderni.
Le buone prassi, l’attenzione alla naturalità che conduce sulla strada della certificazione biologica, sono i pilastri di questa giovane azienda che punta a portare in cantina un prodotto al naturale per farne uscire vini di eccellenza, nati da vigneti certificati. Un obiettivo reso possibile seguendo il ciclo della natura e uno stile di vita sano e genuino, nelle vigne come in cantina.
Il nostro approccio alla sostenibilità
La sostenibilità è un’arte che intreccia cura, innovazione e rispetto per il mondo che ci circonda. È un approccio consapevole che riconosce l’importanza di preservare l’ambiente, valorizzare la società e prendersi cura delle risorse, siano esse naturali o umane. Non è solo una scelta responsabile, ma una promessa di futuro: un impegno verso un mondo che possa fiorire in armonia, dove ogni gesto e pensiero contribuiscono a creare un equilibrio duraturo.
Le reti antigrandine che, pur essendo fatte di materiale non degradabile e quindi potenzialmente inquinanti, si rivelano uno strumento straordinario. Ombreggiando le piante, riducono la fotosintesi e, con essa, l’emissione di anidride carbonica. Questo gesto d’ombra si traduce in un risparmio d’acqua, poiché la pianta sotto la rete respira più lentamente, consumando meno. Le varietà autoctone si elevano come protagoniste di una sostenibilità autentica. Queste piante, adattate al microclima unico della loro terra, portano con sé una storia di resilienza e un’efficienza che trasforma ogni goccia di sudore in produttività. I sovesci danzano sul terreno come custodi della natura, abbandonando la chimica e abbracciando la purezza. Essi nutrono la terra, preservano le sue riserve d’acqua e costruiscono un ponte tra l’antico e il futuro.
Camminare, invece di guidare macchine agricole, diventa un atto gentile verso il pianeta. Ogni passo è un segno di rispetto, un abbraccio alla terra senza rumori né emissioni. L’intelligenza artificiale si mette al servizio della natura, osservando il cielo e interpretando i suoi segreti. Tempestiva e precisa, guida mani attente nei trattamenti e negli interventi irrigui, armonizzando tecnologia e agricoltura. Essere biologici è un canto di purezza. Non sporcare le acque con pesticidi è un dono alla vita che scorre, un impegno che parla di amore per la terra e il suo futuro. Gli insetti antagonisti sono guerrieri silenziosi, piccoli eroi che combattono per un equilibrio naturale. Con il loro arrivo, si evita l’uso di bioinsetticidi, affidandosi alla potenza della natura stessa.
Accanto a loro, le api — instancabili architette del vivente — volano di fiore in fiore, tessendo invisibili legami tra le specie. L’impollinazione è un atto d’amore che garantisce biodiversità, equilibrio e abbondanza. Senza di loro, il futuro perderebbe colore, varietà, respiro. Proteggerle significa proteggere la possibilità stessa della vita.
E infine, il personale diventa il cuore pulsante della sostenibilità. Il benessere fisico e mentale, la formazione continua, la parità di opportunità e il bilanciamento tra vita e lavoro rappresentano una melodia che dà valore alle persone, trasformandole in risorse preziose. La cultura aziendale diventa etica, rispettosa, inclusiva, tessendo un legame profondo tra chi lavora e il luogo in cui si lavora. Una celebrazione che unisce ogni elemento per creare una sinfonia sostenibile, dove ogni nota contribuisce al benessere del pianeta e delle persone.
Il recupero dei vitigni antichi
Fiore all’occhiello di Cà du Ferrà è il recupero dei vitigni rari e antichi, che si colloca nel solco del ritorno al passato e del rispetto di un luogo com’era in origine.
Per riaccordarsi alle originarie colture viticole, l’azienda, nei terreni di Bonassola, punta a riportare alla luce varietà come il Ruzzese, il Rossese Bianco, il Picabon e l’Albarola Kihlgren, presenti fin dall’antichità nelle Cinque Terre e nella Riviera Ligure di Levante e in parte dimenticati nel corso della storia recente.
L’opera di reimpianto di Cà du Ferrà comincia dal Ruzzese, all’interno del progetto dimostrativo titolato “Il recupero della biodiversità attraverso il reimpianto del vitigno Ruzzese” sostenuto da Coldiretti La Spezia, Regione Liguria, CNR di Torino e Slow Food.
A riprendere vita non sarà solo un vitigno dimenticato che, reimpiantato a Bonassola in località San Giorgio, ha ridato i suoi frutti, ma anche tradizioni e storie centenarie.
Non tutti sanno, infatti, che il Ruzzese è l’antesignano dello Sciacchetrà, il vino passito identificativo delle Cinque Terre, ottenuto oggi da uve Bosco, Albarola e Vermentino. E che, invece, Cà du Ferrà ripropone secondo la tradizione di una volta, producendolo dall’uva a bacca bianca del Ruzzese.
Infine, un aneddoto che lega questo antico vitigno a Papa Paolo III Farnese il quale, nella seconda metà del Cinquecento, “Soleva intingere i fichi mondati e inzuccherati nell’amabile Ruzzese”, come narra il suo stesso bottigliere Sante Lancerio, inesauribile ricercatore di vini d’eccezione da offrire al banchetto papale.